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العنوان
La Ricerca d’identità in Una donna e Il passaggio
di Sibilla Aleramo /
المؤلف
Mohammed, Salah Kamal Hassan.
هيئة الاعداد
باحث / Salah Kamal Hassan Mohammed
مشرف / Faten Nasr El Din El ghazouli
مشرف / Salama Abd El Moneim
مناقش / Salama Abd El Moneim
تاريخ النشر
2014.
عدد الصفحات
188 P. :
اللغة
الإيطالية
الدرجة
ماجستير
التخصص
اللغة واللسانيات
تاريخ الإجازة
1/1/2014
مكان الإجازة
جامعة عين شمس - كلية الألسن - قسم اللغة الايطالية
الفهرس
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Abstract

Concludendo il nostro studio sulla scrittrice Sibilla Aleramo che si considera una tra le prime scrittrici italiane del movimento femminista in Italia, possiamo dire che ella- attraverso la ribellione- è riuscita a fare di sé un modello da imitare, ―una idea vivente‖, per tutte le sue contemporanee. Il definire la scrittrice come la ―decana delle femministe‖ non è venuto, dunque, per caso, ma è frutto di un lungo percorso di lotta per l‘indipendenza e l‘autonomia della donna in generale.
L‘originalità dell‘esperienza della scrittrice è nata anzitutto dalla sua maturazione umana e artistica. La scrittrice, autodidatta, può formarsi una mentalità libera per le varie conoscenze strette con molte personalità di rilievo come, per esempio, Cena, Campana, Papini, Serra, D‘Annunzio, Pirandello, ecc., e per le lunghe letture fatte sui grandi filosofi e pensatori dell‘epoca, come, per esempio, Nietzsche, Ibsen, Ferrero, il che le dà l‘occasione di usufruirsi delle esperienze altrui.
La fama che la scrittrice ottiene durante l‘arco della sua vita è dovuta ad alcuni motivi essenziali: in primo luogo, ella non si esita molto a liberarsi dalla vita coniugale e dalla maternità quando ha sentito che questi diventano sinonimo di annullamento di sé e ostacolo al suo progetto verso l‘identità nuova e cosciente. In secondo luogo, la ―donna nuova‖ non si vergogna di raccontare pubblicamente e con coraggio la sua esperienza nuova e ardente, cercando di sviscerare i mali della società del tempo, la quale non è affatto pronta ad accogliere i richiami di uguaglianza, a concedere alla donna i propri diritti, considerandola ―un soggetto orrendo‖ e ―fonte dei peccati‖. In terzo luogo, nella sua
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lotta per rivendicare i diritti delle donne, la scrittrice preferisce non aderire a nessuna corrente estremista di femminismo per cui riesce ad opprimere l‘istinto di vendetta verso la società iniqua e a presentare una tesi moderata, senza voler distruggere le fondamenta della società per quel che riguarda il matrimonio, la maternità, l‘educazione dei figli, ecc., riconoscendole obblighi da sostenere.
La scrittrice è stata capace di ben orientarsi nel movimento femminista, scegliendo la sua tesi moderata senza farne uno scopo in quanto tale, ma in quanto mezzo per poter rivendicare i diritti della donna.
Perciò, non è strano che le varie tematiche, trattate nei due romanzi, presi qui in esame, cioè, Una donna, 1906, considerato ―la Bibbia del femminismo‖, e Il Passaggio, 1919, mettono a fuoco i punti cardinali del pensiero della scrittrice, pensante e colta, per quanto riguarda i problemi della donna che ne fa la questione della sua vita.
Nelle due opere, la scrittrice affronta con coraggio- nuovo per l‘età- i temi della condizione femminile, ma con una trattazione specifica e diversa, con spontaneità d‘evocazione e con spirito critico penetrante, il che ha acceso forti dibattiti tra gli intellettuali del tempo. Infatti, la ricerca di sé viene trattata in modo specifico come frutto di un così forte risveglio tanto da illuminare tutto ai suoi occhi, il che ha come risultato il rifiuto di continuare il ruolo tradizionale imposto alla donna che consiste ―Nell‟amare e sacrificarsi e soccombere‖. La scrittrice fa del suo capolavoro una denuncia alla società del tempo, in nome della difesa della persona umana e la sua protagonista ha potuto dimostrare il suo rifiuto in modo pratico e positivo dal momento in cui
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ha cancellato il suo nome e cognome che segna una rottura con tutto il passato per avviarsi a una ―seconda vita‖ come ella stessa ama definire.
Questa lotta della scrittrice, in difesa della donna, dà presto i suoi frutti sia sul piano personale sia su quello generale. Infatti, la scrittrice, appena uscita da un‘esperienza negativa, trova il conforto nel difendere i diritti delle sue coetanee, il che la incoraggia a continuare la vita apparsa prima come un carcere grande.
Femminista, comunista, militante, la scrittrice non si adegua a ruoli o immagini femminili tradizionali, il che si rispecchia negli atteggiamenti presi dalle sue protagoniste che rifiutano, a differenza delle figure delle vinte che invadono la letteratura del tempo, di sottomettersi- alla cieca- alla volontà dell‘uomo, padre o marito che sia, e che si dimostrano più audaci e chiare nell‘esprimere il loro rifiuto.
Arrivando a tal punto, troviamo necessario dire che questo rifiuto non è una denuncia all‘uomo in quanto tale e non dovrebbe essere percepito come odio ―al maschile‖, ma piuttosto è una denuncia contro l‘arretratezza della coscienza della donna che, con la sua debolezza e la sua rassegnazione, ha contribuito a dare di sé questa immagine negativa.
La scrittrice, spinta da questo rifiuto, si scaglia poi contro l‘intero paese in cui l‘ipocrisia era stimata una virtù, attaccando le leggi ingiuste in vigore che non danno giustizia alla donna, privandola del figlio nel caso della separazione.
D‘altro canto, attraverso la descrizione del contrasto tra le due famiglie che prefigurano le due facce dell‘Italia tra Ottocento e
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Novecento, nel Nord e nel Sud, cioè, quella della protagonista e quella del marito, la scrittrice allarga la sua prospettiva alla Questione meridionale, riuscendo ad amalgamare la storia personale a quella storica e sociale ed a darci un quadro convincente a livello sociale, storico, culturale del clima di quel tempo.
Grazie a questa sua lotta estenuante, assieme alle donne femministe, la questione femminile in Italia ha avuto molti successi e sono emanate man mano delle leggi che assicurano alcuni diritti sia sociali sia politici alle donne, come il cedimento del voto universale alle donne avvenuto nel 1946.
Proprio per l‘intensità dell‘esperienza della scrittrice e la sua volontà di usufruirsene a favore della questione femminile, vengono usate diverse tecniche narrative, atte a mettere in rilievo le zone oscure del suo inconscio.
In primo luogo, spicca, nelle due opere, prese in esame, l‘autobiografismo, tecnica incontrata in quasi tutta la letteratura femminile. Infatti, l‘autobiografismo, nelle pagine della scrittrice, non è nato soltanto da un bisogno di sfogo, ma anche da una aspirazione di poter comunicarsi con l‘altro, in risposta alla sua fatale incomunicabilità di prima, in una più esatta e più vivace espressione della sua personalità di donna e del proprio ―Io‖. I temi trattati nei due romanzi approdano, quindi- attraverso le esperienze della vita personale delle due protagoniste e della propria angoscia e della propria inquietudine- alla poetica della memoria e del ricordo. È un ritorno al passato per comprendere il presente e salvare il futuro.
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Dallo stesso punto di vista autobiografico, la scrittrice presenta i suoi personaggi, specialmente le due protagoniste che, colte al miroscopio, nella loro continua trasformazione, vengono analizzate con potente spirito di penetrazione e con accesa sensibilità critica che lasciano vedere le loro strutture psicologiche, tanto sono a lei vicine, tanto che Emilio Cecchi, nel 1964, dice a proposito: ―Se il romanzo Una donna fosse apparso oggigiorno, non è improbabile che si sarebbe soprattutto attirata l‟attenzione dei critici freudiani‖1.
Gli altri personaggi, invece, se non hanno nel testo narrativo dei nomi propri in Una donna, e anche se hanno dei nomi propri ne Il Passaggio, non hanno né funzione né autonomia per la volontà della scrittrice di controllare ella stessa la narrazione, mediante, cioè, la voce narrante.
D‘altro canto, proprio per la soprapposizione del privato, il monologo interiore invade tutto il testo narrativo, un monolgo inteso come una sorta d‘autoanalisi, come un mezzo di rifugio in cui la protagonista cerca di interrogare il proprio ―Io‖ profondo. Risultato di questo tuffarsi in questo mondo interiore del ―privato‖ delle due protagoniste è la mancanza quasi del tutto del dialogo nei due romanzi. E se incontriamo pochissimi esempi di dialogo, risultano non veri e propri dialoghi, ma vengono trasformati in discorso indiretto e, quindi, raccontati e commentati dalla voce narrante.
Allo stesso modo, l‘uso del flash back, del tempo, del luogo serve a presentare l‘interesse che l‘Aleramo annette all‘ ―io‖, tanto che tutte
1 Emilio Cecchi, ―Eros e lirismo di Sibilla Aleramo‖, in AA.VV. Dizionario critico della letteratura italiana, vol.1. (a-d), Torino, Unione tipografico-editrice torinese, 1974, p. 757.
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queste tecniche non filtrano che gli eventi che influenzano la vita della protagonista.
Il paesaggio è anche una tecnica narrativa incontrata nei due romanzi, oggetto del nostro studio, e viene osservato con un occhio attento a tutti i particolari, perché indica il bisogno della scrittrice di immedesimarsi con la natura spaziosa e accogliente nei confronti del suo mondo chiuso e crudele, il che rispecchia la sua ristrettezza psichica insopportabile. Infatti, la protagonista sia di Una donna sia de Il Passaggio cerca sempre di essere in contatto con la natura: mari, spiagge, fiumi, giardini, gabbiani, ecc., cosa che le permette uno scambio continuo tra realtà esterna e realtà interna che segna ulteriori ed autentici legami con la profondità dell‘ ―Io‖.
Inoltre, la scrittrice, autodidatta, fa uso speciale di un linguaggio che segna una rottura con tutte le tradizioni linguistiche ottocentesche e che, con le sue improprietà ed incertezze verbali, con quel enfatico congiunto ad approssimazioni culturali (frammentismo, decadentismo, dannunzianesimo, ecc.), con le sue immagini accostate in barocca ricchezza, dove il racconto scompare nel discorso diretto, gonfio di domande, di sottintesi, di visioni interne, ecc., e da cui l‘Aleramo non si libererà mai del tutto, causa di tante critiche contro. Infatti, Una donna e Il Passaggio vengono a testimoniare la tendenza degli scrittori del primo Novecento a far liberare il romanzo dai canoni ottocenteschi perché quello che interessa all‘Aleramo, nei suoi due romanzi, è sviscerare i sentimenti dei suoi personaggi. La scrittrice riesce ad adottare il linguaggio dei vociani, cioè, il frammentismo espressionistico mediante cui ella può raccontare in modo breve e
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veloce, caricando sempre di più le sue parole di significati suggestivi. Il linguaggio adoperato nei due romanzi soprattutto ne Il Passaggio è un linguaggio più vicino alla lirica che alla prosa, e, quindi, segna l‘approdo della scrittrice, nella sua seconda fase letteraria, alla poetica.
Per concludere, possiamo dire che la sua non è né narrativa di rimpianto né si prefigge fini consolatori, ma è piuttosto un discorso dai toni forti e polemici che sottintende anche un impegno continuo, mirante a far riscattare la donna dal suo mondo chiuso e isolato in cui è prigionata per lungo tempo tanto che un grande critico come il Gargiulo ha salutato lo sforzo fatto dalla scrittrice dicendo che l‘Aleramo ―poteva vantarsi di aver fatto a vantaggio del sesso più di quanto avevano fatto e andavano facendo tutte le femministe prese insieme‖1.
1 A. Gargiulo, op. cit.