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العنوان
La traduzione italiana dei significati della sũra di Al-A‟rãf secondo FracassiPeirone e Piccardostudio semantico\
المؤلف
Ahmed, Mabrouk Abdel hamid Ismail.
هيئة الاعداد
باحث / Mabrouk Abdel hamid Ismail Ahmed
مشرف / Amer Abdel hamid El Alfi
مناقش / Abdel fattah Hassan Abdel fattah
تاريخ النشر
2014.
عدد الصفحات
229P. :
اللغة
الإنجليزية
الدرجة
ماجستير
التخصص
اللغة واللسانيات
تاريخ الإجازة
1/1/2014
مكان الإجازة
جامعة عين شمس - كلية الآداب - الادب الايطالي
الفهرس
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Abstract

La presente tesi mira a realizzare due scopi: il primo è quello di sottolineare le
caratteristiche generali delle tre traduzioni di Fracassi, Peirone e Piccardo del Sacro
Corano e quelle particolari delle tre traduzioni della sũra di Al-A’rãf secondo i tre
traduttori già menzionati; il secondo è quello di compiere uno studio semantico di
paragone tra le tre traduzioni della sũra di Al-A’rãf per quanto riguarda la
traduzione del termine, del verbo e delle strutture linguistiche coranici cercando di
suggerire traduzioni per i versetti che rappresentano difficoltà sia
nell’interpretazione sia nella connotazione.
Dopo aver studiato le caratteristiche generali delle tre traduzioni, abbiamo notato
che nella traduzione di Fracassi (1914) ci sono alcune imperfezioni:
1) la scelta di nominazioni meno comuni per quattro sũre del Sacro Corano: (la sũra
di Fater ظوٛزح فوبوِس →Sũra degli Angioli ظوٛزح ا لٌّائِىَوخ p. 339); (la sũra di Ghafir ظوٛزح
غَوبفِس →Sũra del credenteٓ ظوٛزح ا وٌُّئ p. 339); (la sũra di Asharh ظوٛزح ا ؽٌَّوسْػ →Sũra
«Forse non abbiamo dilatato» ظوٛزح أ وٌَ ؽَْٔ وسَػ p. 339) e (la sũra di Al-Masad ظوٛزح
ا عٌََّود →Sũra «Perirono» ظوٛزح رَجَّوذ p. 340) e non si rispettano le nominazioni del testo
coranico;
2) nelle sũre, in cui le lettere iniziali portano il numero (1) Fracassi le aggiunge al
versetto n° (2) facendone un solo versetto, quindi il numero dei versetti della sũra
diventa incompleto;
3) qualche volta mette insieme due versetti e ne fa uno solo o divide un versetto in
due, quindi l’ordine dei versetti nella traduzione non sarà corrispondente al testo
originale e abbiamo chiarito che questo fatto è ingiustificabile, perché tutti quanti
gli Ulamã’a della Sharī’a convennero che l’ordine dei versetti e delle sũre del
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Corano è ”ً رَاْٛلِ فٍِ ”, cioè un ordine fatto da Allah (Glorioso e Altissimo) e nessuno
può modificarlo.
Peirone e Piccardo hanno evitato queste imperfezioni e hanno rispettato la forma
distinta coranica delle sũre e dei versetti.
Un risultato molto importante dedotto in questa tesi, quale la maniera di tradurre la
parola di Maestà ” الله ”. Abbiamo visto che i linguisti arabi hanno affermato che il
termine non ha un corrispondente nelle lingue straniere citando l’opinione del
linguista arabo Al-Badrawy Zahran che ha scritto commentando la traduzione del
termine ” الله ” dicendo: ”Muhammad Marmadouk Bakthal ha affrontato una
difficoltà del genere citando Dr Mahmoud Assa’arãn, cioè la traduzione della
parola d’Eccellenza ” الله ” in inglese. Tradotto il termine in ”god” non vale e non
sarà esatta la traduzione, perché la parola ”god” non suscita alla mente del lettore
inglese lo stesso significato suscitato alla mente del lettore arabo. In inglese ”god”
ha la forma femminile ”godess” e la forma plurale ”gods”, mentre la parola ” ”الله
eccellente e onnipotente esprime l’unicità, Allah è Unico e Uno. La parola ” الله ” il
Supremo indica un concetto che ha messo fine per il politeismo e l’idolatria, non si
può trovarne il femminile né il plurale. Il traduttore vede che la traslitterazione di
الله” ” in grafia latina ”Allah” è la giusta traduzione del termine”.1
Lo stesso è in italiano, il termine ” الله ” non si può tradurre in ”Dio” che ha il
femminile ”Dea” e il plurale ”Dèi”. Osserviamo quindi che i due traduttori Fracassi
e Peirone hanno tradotto ” الله ” in ”Dio” con riferimento a ”Dieus”, uno degli dèi
della Grecia antica, mentre Piccardo, convertito all’Islam (forse è il motivo per cui
si impegna per la trascrizione fonetica del termine in ”Allah”) l’ha tradotto in
”Allah”. È noto che Dio deriva da Zius, uno dei grandi Dèi greci, più tardi viene
nominato dai Romani con Giubiter, perciò prof. Mostafa Abd El-Ghany vede che la
.ٕ٘ 2-ٕ٘ ا جٌدزاٚٞ ش س٘ا ،ْ سِع ظبثك، ؾ 1
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risoluzione per questa problematica è l’uso del termine arabo ” الله ” commentato a
piè di pagina da parte del traduttore.1
Nell’analisi semantica di paragone tra le tre traduzioni abbiamo desunto che c’è una
grande differenza tra la traduzione del significato lessicale e la traduzione del
significato interpretativo del termine coranico. Come abbiamo menzionato
nell’introduzione, la traduzione dei signifciati del Corano è il tipo più opportuno e
lecito tra gli altri tipi di traduzione, perché consiste nel trasformare il significato di
qualche termine con il suo equivalente nell’altra lingua. Ma quale significato si
deve tradurre? Ogni termine coranico ha due significati: uno lessicale che possiamo
trovare nei vocabolari arabi, l’altro interpretativo, detto anche ”connotativo”,
cioè il riferimento del termine nell’esegesi (nei commenti) degli Ulamã’a. Qualche
volta il significato lessicale e quello connotativo di un certo termine sono uguali,
allora è molto facile il processo di tradurre. Invece se i due significati sono diversi,
qui nasce la problematica di traduzione 31- Di‟: certamente proibì il Signor mio le cose turpi: quel che apparisce di esse, e
quel che è occulto; e l‟iniquità e la violenza senza la giustizia: e che associate a
Dio quello, di cui non fu data potestà, e che diciate di Dio quello che non sapete.
(Fracassi p. 77)
33. E ancora: “Ha dichiarato harãm, il Signore, le turpi azioni, visibili o compiute
in segreto, il peccato e la violenza commessa per cause ingiuste. Ha dichiarato
harãm associare al Dio le condivinità che da lui non hanno ricevuto alcun potere e
l‟andar dicendo contro il Dio ciò che
33 Di’: « Il mio Signore ha vietato solo le turpitudini palesi o nascoste, il peccato e
la ribellione ingiusta, l’attribuire ad Allah consimili a proposito dei quali [Egli]
non ha concesso autorità alcuna e il dire contro Allah cose di cui non conoscete
nulla». (Piccardo p. 143)
Nel precedente esempio abbiamo analizzato le tre traduzioni del termine coranico
ظُو ىٍْب ”ْ ”. Il significato lessicale del termine è ” 1”ا غٌَ جٍَوخ، ٚا مٌوٛح ٚا عٌُو ىٍْخ , mentre il suo
significato connotativo è ”ْ 2.”ا ؾٌُغَّوخ أٚ ا جٌُس و٘ب Abbiamo osservato che i tre traduttori
hanno tralasciato il significato connotativo del termine ”ْ ظُ ىٍْب ”, perché le loro scelte
riflettono il significato lessicale del termine, cioè ” ”ا غٌَ جٍَوووخ، ا مٌوووٛح ٚا عٌُووو ىٍْخ
(Fracassi→potestà), (Peirone→potere) e (Piccardo→autorità). Abbiamo citato
anche gli equivalenti inglesi dei due termini ” ؽُغَّوخ →A disputing, cause of dispute,
argoment” e ”ْ ثُس و٘ب →An evident proof”3 secondo i due glossari di John Penrice e
Deeb Al-Khudrawy. Abbiamo consultato il vocabolario arabo-italiano per cercare
gli equivalenti italiani dei due termini che confermano il significato inglese:
”argomento decisivo; prova evidente, dimostrazione; scena, pretesto; documento,
atto legale; autorità competente”; argomento”.4 Alla fine dell’analisi abbiamo
proposto una traduzione per questo versetto in: ”Di’: «Il mio Signore ha vietato
solo le turpitudini palesi o nascoste, il peccato, l’iniquità, l’attribuire ad Allah
consimili a proposito dei quali [Egli] non ha rivelato nessuna dimostrazione e il
dire contro Allah cose di cui non conoscete nulla»”. Vale a dire che il termine
ظُو ىٍَْب ”ْ ” viene menzionato in tanti luoghi nel Sacro Corano con il significato
lessicale e i tre traduttori hanno optato per l’equivalente adeguato come per esempio
.ٖٔ ؾِ ١ه ا ؾٌّ ١ه، سِع ظبثك، ؾ ٚا ٌٛع ١ص، سِع ظبثك، ؾ 2
ا ىٌجووووسٞ ) 2/ (ٖٕٔ، ا غٌلا وٌووو ١ ) (ٕٗٓ، ا جٌ ١مووووبٚٞ ) /ٖ 1 (ٔ، الأ ٌٛظووووٟ ) 2/ (ٗٔٔ، ا ؽٌوووو سّاٚٞ ) -ٔٔٗ 3/1 (ٕٓٔٗ، ا زٌفعوووو ١س ا ٌّٛلووووٛ ِٟ ) (ٗ٘ٔ،
ا صٌ خِؽسٞ ) /ٕ 3 (ٖٗ، خِىٛوخ ا غٌ ) /ٕ (ٖٖٓ، ا صٌعَّبط ) /ٕ (ٖٖٗ ٚا مٌب ِٛض ا جٌع ١ه )ٙ (ٖٕ.
عٛ ث سٕا ٠ط، سِع ظبثك، ؾ ٙ ٚؾ ٚدب ٠ت ا خٌمساٚٞ، سِع ظبثك، ؾ .ٖٓٔ
4 Renato Traini, op. cit., p. 192 e p. 71.
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nel vers. n° 65 nella sũra di Al-Isrã’a الإظوساء , in cui il discorso è rivolto a Iblīs che
non ha nessuna autorità di tentazione verso i credenti in Allah:
اِ جَِِبدبِٞ ١ٌَْطَ هٌََ ١ٍََِِْٙ سُ طٍَْب َٚوَفَٝ ثِسَثِّهَ َٚوِ ١لاً ) ٙ٘( الإظساء
67 Certamente quanto a i Miei servi, non sarà a te sopra di essi potere alcuno; e
basta, oh! Sì basta il tuo Signore a loro patrono! (Fracassi p. 148)
65. Non avrai potere alcuno sui miei schiavi in verità. Il Signore gli basta come
scudo e difesa. (Peirone p. 398)
65. «Non avrai però nessuna autorità sui Miei servi: il tuo Signore basterà a
proteggerli». (Piccardo p. 249)
Sul piano del verbo coranico abbiamo desunto che i verbi coranici hanno qualche
volta, oltre al significato lessicale, un valore semantico che deve essere riflesso
nella traduzione e abbiamo analizzato i verbi che hanno questa particolarità nella
sũra di Al-A’rãf. Si vedano le tre traduzioni del verbo coranico ” اعْزَجَوٝ ” nel vers. n°
203:
َٚاِذَا رَؤْرِِٙ ثِآَ ٠َخٍ لَب ٌُٛا ٌَْٛ بٌَ اجْزَجَ زٍََْٙب لُ اِ بََّّٔ أَرَّجِ بَِ ٠ُٛؽَٝ اِ ٌََّٟ وِِ زَثِّوٟ وَ٘رَا ث فَوبئِسُ وِِ زَثِّىُو َٚ وُ٘دًٜ َٚزَؽْ وَّخٌ
مٌَِْٛ ٠ُئْ ُِِٕٛ ) (ٖٕٓ الأ سِا
202. E quando non darai ad essi alcun segno, ti diranno ironicamente: forse non li
hai ancora scelti?!... rispondi: certamente seguo quel che vien rivelato a me dal
mio Signore. In questo Corano sono prove evidenti da parte del vostro Signore, e
questo è a direzione e misericordia agli uomini che credono. (Fracassi p. 89)
203. Se tu non gli porti un segno essi esclamano: “Non l‟hai ancora scelto?”
Rispondi: “Altro non faccio che seguire con verità ciò mi ha rivelato il Signore”.
Ecco, giungono da parte del Signore richiami alla chiarezza: guida e misericordia
per quelli che credono. (Peirone p. 251)
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203 E quando non rechi loro qualche versetto, dicono: «Non l’hai ancora scelto?
» . Di’: « In verità non seguo altro che quello che mi ha rivelato il mio Signore».
Ecco [venirvi] dal vostro Signore un invito alla visione chiara: una direzione, una
misericordia per coloro che credono. (Piccardo p. 157)
Il verbo ” اعْزَجَوٟ ” ha un significato lessicale, quale ” 1”اخْزوبزَ أٚ اوىَفَٝ e un altro
connotativo ” اخْزَ مٍَْزََٙووب ” o ” 2.”اخْزَسَ زََِْٙووب Quindi ci siamo occupati di trovare gli
equivalenti italiani che servono a riflettere il significato connotativo del verbo
coranico ” اعْزَجَوٟ ” in questo contesto. Abbiamo consultato il vocabolario araboitaliano
per cercare gli equivalenti dei due verbi ” اخْزَوسَ ” e ” اخْزَ وٍَك ”: inventare,
escogitare qlco., immaginare; fingere poeticamente.3 Il verbo ”inventare” riflette il
significato coranico del verbo ” اعْزَجَ ١ْزََٙو ب ”. Analizzando le tre scelte dei traduttori si è
notato che hanno optato per il significato lessicale del verbo ” اعْزَجَوٝ =scegliere”.
Insomma abbiamo proposto una traduzione per questo brano del versetto in: «E
quando la Rivelazione del Corano è ritardata, dicono: perché non hai inventato tu
un versetto?». Il verbo” viene menzionato nel Sacro Corano con il suo
significato lessicale di ” اوىَفَٝ ” e i tre traduttori hanno scelto l’equivalente
adeguato come nel vers. n° 121 nella sũra di Annahl ) (ٕٔٔ ا ؾٌٕ 121 Certamente la nazione di Abramo era un popolo obbediente a Dio Uno, e non
fu degli associanti. 122 Grato ai benefizi di Lui, Egli lo elesse e lo diresse nella via
retta. (Fracassi p. 143)
.
3 Renato Traini, op. cit., p. 284 e p.
120. Ibrãhīm rappresentava una popolazione intera: docile verso il Dio, era hạnīf,
non fu mai tra coloro che confezionano condivinità. 121. Era riconoscente al Dio
per i benefici ricevuti: il Dio lo aveva scelto e guidato su un retto sentiero. (Peirone
p. 388)
120. In verità Abramo fu un modello, obbediente ad Allah e sincero: egli non era
affatto un politeista, 121. era riconoscente ad Allah per i Suoi favori. Allah lo
scelse, lo guidò sulla retta via. (Piccardo p. 240)
Riassumendo possiamo dire che l’analisi delle traduzioni ha dimostrato che i
traduttori non si sono attenuti alla perfezione all’esegesi o all’interpretazione dei
termini coranici in quanto è una traduzione dei significati del Corano ma non del
testo stesso, però non possiamo negare lo sforzo compiuto da parte dei tre traduttori
per arrivare a una parafrasi (traduzione interpretativa) di un testo sacro.